La rapina chiamata "ricostruzione" |
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Scritto da Marco Hamam |
Lunedì 31 Maggio 2004 01:00 |
In questi giorni è uscito un volumetto dal titolo "Eurobusiness in Iraq: dall'esportazione della democrazia ai subappalti USA", edito da Manni Editori. ![]() Si tratta di 100 pagine (per lo più contenenti articoli tratti dalla Rete) prefate da Manlio Dinucci - lo stesso autore de "Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015" - che tentano di far chiarezza sul colossale "Affare Iraq". Il primo merito che ha questo libro è l'aver fornito un valido strumento a chi vuole farsi un'idea di cosa sta avvenendo in Iraq dietro le quinte del teatro bellico, con quell'operazione chiamata "ricostruzione". Nome, questo, che leggendo il libro inizia con l'apparire dapprima dubbio, poi improbabile e infine ridicolo. E infatti il secondo merito di questo volumetto è l'aver chiamato le cose con il loro nome: non "ricostruzione" ma "svendita". A svendere un intero Paese come l'Iraq è uno straniero, gli Stati Uniti, che armato di tutto punto e basandosi su motivazioni del tutto menzognere ne ha distrutto le infrastrutture - ministeri, porti, aeroporti, ponti, strade, impianti idrici, elettrici - i settori di macro e microeconomia, radendo al suolo tutto ciò che sarebbe poi stato possibile "ricostruire". "La guerra per il dopoguerra", come qualcuno ha definito le imprese belliche statunitensi. Ma il libro della Manni va oltre. Ricondotto il ruolo degli Stati Uniti d'America nel giusto contesto e chiaritene le dimensioni, passa a spiegare il sistema con il quale sta avvenendo la più grande e colossale svendita della storia. Illuminante, in questo senso, è non solo il saggio di Dinucci, ma anche un piccolo articolo dello scorso aprile a firma di Naomi Klein tratto da "The Nation". Leggiamo: "L'Iraq sta per essere trattato come una lavagna vuota sulla quale i peggiori ideologi neoliberisti di Washington possono disegnare l'economia che sognano: completamente privatizzata, in mano agli stranieri e aperta alle speculazioni […] Cos'ha da fare una superpotenza votata alla crescita ma in crisi recessiva? Dopo tutto i negoziati con nazioni sovrane sono duri. Molto più facile distruggere il paese, occuparlo, quindi ricostruirlo come vuoi. Bush non ha rinnegato il liberoscambismo […] ha semplicemente una nuova dottrina: "Bombarda prima di comprare" […].Quanto si sta pianificando non sono riparazioni, ricostruzione o reinserimento. E' rapina: furto massiccio mascherato da carità". |
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