Ci sono di mezzo i Polacchi |
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Scritto da Dagospia |
Mercoledì 16 Giugno 2004 01:00 |
Questo popolo di uomini coraggiosi e infingardi che ci è costato una guerra mondiale, quasi cento milioni di morti e il varo del totalitarismo globale, non perde l’occasione di mettersi in mostra anche in Iraq. Un identikit scarno, da carta di identità, quasi omertoso. Ma ora se ne comprende il perché. Jerzi Kos è sì un “imprenditore” ma di intelligence. Uno spione di primo piano così “interessante” da spingere i servizi segreti polacchi a rintracciarlo nel giro di 48 ore. Intanto, l¹intelligence polacca vanta una “influenza” ramificata nel Medio Oriente, al punto che il capo dei servizi ricevette un’onorificenza da Bush per il lavoro svolto. Varsavia è stata ed è un crocevia di spie: dagli ex-KGB all¹addestramento degli stessi iracheni in epoca saddamita. Una connection che è risultata nevralgica per le forze armate americane, impegnate su un terreno sconosciuto e impenetrabile. Kos è dunque un falso “imprenditore polacco” che viene rapito da una banda di iracheni che non immaginano nient’altro che un riscatto in dollari. Non hanno nemmeno i mezzi o l’idea di sottoporre Kos a una radiografia ai raggi X. Sufficiente per scoprire che nell’avanbraccio di Kos c¹è incapsulato un cosiddetto “bean” cioè un pisellino (un micro-chip), vale a dire un segnalatore sottocutaneo (si usa metterlo anche ai cani) che invia un raggio codificato. In caso di scomparsa, un aereo da ricognizione provvede a localizzarlo. Ed è esattamente quello che è successo all’imprenditore polacco. Una volta individuata, tramite il bean, la prigione dove era ammanettato Kos, è iniziata la seconda fase. Agenti armati di microfoni direzionali hanno captato l’indirizzo del covo che è risultato, come ha raccontato lo stesso Kos, una sorta di “deposito di ostaggi” gestiti da diverse bande irachene. E qui arriva la sorpresa. Cercando lo spione polacco gli agenti si sono imbattuti sulle tracce sonore degli italiani rapiti. A quel punto è intervenuta la nostra intelligence che ha lavorato gomito a gomito con i polacchi e gli americani. Il blitz è stato fatto unicamente dalle teste di cuoio Usa. I polacchi sono rimasti in zona affiancati da tre ufficiali del Sismi. Dunque Agliana, Cupertino e Stefio non sono stati ammazzati (come era previsto prima del voto europeo) solo grazie alla presenza nella prigione dello spione polacco con segnalatore sottocutaneo. |