Nota stonata |
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Scritto da Alessio Aschelter |
Domenica 06 Marzo 2022 01:46 |
Nihil sub sole novum. Il cosiddetto mondo della destra (termine che a molti, ivi compreso chi scrive, fa rabbrividire), nella sua accezione più ampia e convenzionale del termine, innanzi alle crisi internazionali (ma da qualche tempo anche innanzi alle prove elettorali) è portato inevitabilmente a sfarinarsi. Accadde per i conflitti in Vietnam, Iran-Iraq, Golfo, Serbia-Kosovo, Afghanistan (prima con i sovietici, poi con gli statunitensi). Ci si accapigliò perfino, me lo ha riferito Tarchi di recente strappandomi un sorriso, tra i sostenitori dell’India e del Pakistan ai tempi in cui l'animatore della "Nuova Destra" si iscrisse alla Giovane Italia. Succede dal 1948 in Medio Oriente. Quanto sta avvenendo in queste ore è in perfetta continuità con il tormentato passato. Al netto degli stravaganti commenti strappalacrime che spuntano qui e là (alludo, in particolare, all’abulimia twittarola che ha colto uno spaccato eterogeneo filorusso – a riprova che la policramia si trova anche a quelle latitudini - che va da Fusaro ai seguaci di Dugin), per il parlamento aggirato a causa della decretazione d'urgenza (cosa c'è di più necessario e urgente di una guerra in terra europea?) e per la violazione dell'articolo 11 della Carta - tesi che sarebbero oggetto di scherno perfino alla Leopolda - trovo surreale che, in un mondo multipolare, si sia rimasti prigionieri della logica (bipolare) di Yalta, rivisitata dopo 44 anni a Malta. Ci si può sentire europei senza contemporaneamente cedere alle sirene occidentali e alla seduzione che esercita l’immancabile papa straniero che incarna, in Russia come altrove (c’è chi vede perfino nella teocrazia iraniana, da Khamenei a Raisi, un modello a cui ispirarsi), la nostra frustrata volontà di potenza? Dopo quasi otto decenni è lecito affermare che Europa e Nato non siano sinonimi? Si può caldeggiare un protagonismo europeo che ritrovi un'intesa con Mosca, riconoscendo gli sforzi diplomatici compiuti da Macron e, in misura minore, da Sholz che hanno ostacolato fino all’ultimo l'imbarbarimento delle relazioni internazionali malgrado Regno Unito (c'è chi ancora tesse le lodi, in chiave anti Ue, per la Brexit, malgrado la politica estera di Londra abbia sempre ritenuto il Mediterraneo una piscina del suo resort coloniale trovando l’ostilità di parte della classe dirigente italiana da Crispi a – in qualche misura - Berlusconi passando per LVI, Mattei e Craxi) e Stati Uniti (in tal caso evito incisi prolungati per brevità) lastricassero di provocazioni la vigilia del conflitto? E’ consentito insinuare, ora come allora, una qualche complicità tra Usa ed ex Urss visto che a guerra in corso le maggiori banche di Wall Street, stando a quanto riferito dall'agenzia Bloomberg, avrebbero sconsigliato Washington di estromettere Mosca dallo Swift dal quale, infatti, non è uscita? E' legittimo simpatizzare per quei volontari europei che a Mariupol come a Kharkiv si battono disperatamente per la loro terra e, ad un tempo, respingere chi, catechizzato dalla propaganda sovietica che vede camicie brune ovunque, vorrebbe denazificare l’Ucraina ricorrendo all'immancabile “reductio ad hitlerum”, senza per questo raggiungere le sponde dell’Atlantico o contaminarsi con palazzo Chigi e Farnesina che hanno dimostrato sciatteria e irrilevanza in materia di politica estera? |
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