 Vediamo se funziona e se ce lo lasciano funzionare
Una nuova arma contro il Sars-CoV-2, efficace, di facile utilizzo e pressoché immediata. Accanto ai vaccini, sviluppati e già sul mercato, e a ipotetici farmaci capaci di sconfiggere il coronavirus – pista da percorrere in maniera più approfondita – spunta una soluzione inaspettata. Si tratta dell’utilizzo del rame, un materiale -pare – in grado di uccidere letteralmente il virus nel giro di una manciata di minuti. Già la scorsa primavera, ovvero durante la prima ondata di Covid, si era tornati a parlare delle particolarità di questo materiale. Il magazine americano Fast Company sottolineava come le influenze, i batteri, tra cui l’Escherichia Coli, e i coronavirus, una volta atterrati sopra una superficie di rame – o leghe di rame, come l’ottone – morissero in tempi brevissimi. Al contrario, quando patogeni e batteri si depositavano su altri materiali, potevano vivere anche tre, quattro o addirittura cinque giorni. “Abbiamo visto i virus esplodere. Atterrano sul rame e questo li degrada”, ha spiegato Bill Keevil, professore di salute ambientale all’Università di Southampton. In base a quanto hanno scoperto gli esperti, il rame risulta essere un materiale naturale, passivo e antimicrobico. Tre caratteristiche, queste, che gli consentono di auto-sterilizzare la propria superficie, senza bisogno di candeggina o altri interventi esterni.
Rame e virus Alcuni ricercatori propongono da anni di portare il rame all’interno degli spazi pubblici, soprattutto in quelli dove è più facile che possa svilupparsi la trasmissione di virus e batteri. Gli esempi non mancano: dai mezzi di trasporto, come autobus e treni, alle stazioni, dagli ospedali alle scuole. Adesso è probabilmente tardi per stoppare la corsa del Covid affidandosi solo ed esclusivamente al rame; è tuttavia possibile iniziare a impiegarlo per limitare le prossime ed eventuali pandemie. In ogni caso, ci sono molti studi che rimarcano le eccellenti proprietà naturali di questa lega. Nel 2015, un gruppo di scienziati americani ha confrontato il tasso di infezione registrato in tre differenti ospedali. La scoperta è stata sensazionale: le strutture nelle quali erano presenti rame o leghe di rame su maniglie, sbarre e altre superfici toccate da più persone, hanno mostrato tassi di infezione ridotti del 58% rispetto agli ospedali senza rame. Nel 2016, uno studio del genere è stato ripetuto in un’unità di terapia intensiva pediatrica; il rame, anche in questo caso, ha evidenziato un impressionante crollo del tasso di infezione.
Le ultime novità In attesa che le case farmaceutiche producano le dosi di vaccino necessarie per coprire gran parte della popolazione mondiale, potrebbe essere utile riscoprire il rame, proponendolo nelle aree più critiche. Repubblica ha sottolineato il progetto di un’azienda italiana, Kme Italy, il cui obiettivo è quello di portare tubi, laminati, barre e pellicole di rame e ottone, a sostituire varie “superfici pubbliche”. Quali? Le maniglie, i letti di ospedale, le sbarre di sostegno presenti sugli autobus e via dicendo. La stessa Kme sta lavorando assieme all’Istituto di Biofisica (Ibf) di Pisa del Cnr per spruzzare nanoparticelle di rame sulle superfici non solide e irregolari (i vestiti) così da imminuzzarle di fronte alla minaccia rappresentata da virus, funghi e batteri. “L’Università di Pisa ha certificato che un droplet con carico virale Covid 19, su una superficie di rame scompare in 10 minuti, sulla plastica in due giorni”, ha spiegato Claudio Pinassi, amministratore delegato di Kme Italy. Come se non bastasse, la ricerca dell’Università di Pisa ha evidenziato un altro aspetto fondamentale. “L’ossidazione non riduce le capacità antivirali, anzi, in qualche caso le aumenta. E quindi l’ottone non lucidato e il rame brunito mantengono invariata la loro forza contro il virus”, ha aggiunto Pinassi. Dunque, il rame potrebbe essere un nuovo, fido alleato nella lotta contro il Sars-CoV-2.
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