Anni di piombo: non li rimuovo |
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Scritto da Corriere della Sera Magazine |
Venerdì 10 Settembre 2004 01:00 |
Erri De Luca racconta Lotta Continua. E prende le distanze dallo spirito di dissociazione che coinvolge un po’ tutti: in particolare quello 0,0001 per cento di vecchi compagni, oggi dei VIP che fanno lobby di potere. ![]() Rivoluzionario. Operaio. Muratore. Scrittore. Alpinista. Io sono «numeroso», ha detto una volta Erri De Luca, 54 anni, oggi semplicemente autore di libri di successo e arrampicatore di difficili vie dolomitiche. Cominciamo da rivoluzionario. Quando, come, perché? Dice: «Ero di Lotta Continua e Lotta Continua era un movimento rivoluzionario. Era un movimento che credeva nelle possibilità rivoluzionarie dell¹Italia anni Settanta e che agiva di conseguenza». «Un misto. La mia era una famiglia borghese impoverita dalla guerra. Abitavamo in un quartiere popolare di Napoli. Un’infanzia da bambino povero col fastidio di essere comunque un privilegiato, uno che a sei anni andava a scuola invece che a lavorare, che non andava scalzo, che in classe non era rasato a zero per via dei pidocchi, che parlava italiano e non napoletano». «Nessuno. Napoli mi ha dato altri sentimenti, le collere, le vergogne, lo schifo, le commozioni. Sentimenti fondanti, di quelli che ti attrezzano il sistema nervoso».
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