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Quando l’Italia difendeva l’indipendenza irakena PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio Mutti   
Lunedì 19 Luglio 2004 01:00

Iraq: una nazione destinata ad essere la “trincea d’Eurasia”, vittima predestinata delle brame di potere britanniche e statunitensi. Eppure pochi sanno che già nella guerra del Sangue contro l’Oro (1939 – 1945) Bagdad fu protagonista dello scontro tra le potenze mondialiste ed i paesi dell’Asse, sostenitori dell’indipendenza irakena. Cronache dai tempi in cui sceglievamo le buone guerre…

Con la spartizione del bottino ottomano al termine
della grande guerra, la Gran Bretagna si prese tra l'altro anche la
Mesopotamia, regione ricca di giacimenti petroliferi e tappa
indispensabile per i collegamenti con l'India. Era nato così il
mandato britannico, cui nel 1921 era succeduta la finzione del "Regno
dell'Iraq", affidato al regolo collaborazionista Faysal ibn Husayn.
Alla Gran Bretagna restava comunque garantito il controllo del paese
grazie ad un trattato che le consentiva di mantenere basi aeree a
Habbâniyyah e a Shwaybah, nonché di utilizzare fiumi, porti,
aeroporti e ferrovie irachene per il transito di forze armate e
rifornimenti militari.
Alla vigilia del secondo conflitto mondiale,
governava l'Iraq il reggente `Abd el-Ilâh, zio del re-bambino Faysal
II. Tuttavia nel paese erano molto forti il sentimento antibritannico
e le simpatie per il Terzo Reich, tanto che proprio a Bagdad si erano
rifugiati numerosi militanti palestinesi e lo stesso Gran Mufti di
Gerusalemme, Hâjj Amîn al-Husaynî. La rottura delle relazioni
diplomatiche con la Germania, decisa dal governo collaborazionista  


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