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Il grande vecchio PDF Stampa E-mail
Scritto da Gabriele Adinolfi   
Domenica 21 Aprile 2013 00:55

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Rieletto come da copione

 

 

Evviva evviva!
Gli italiani sono andati alle urne e per il 70% hanno bocciato il governo Monti e la gestione di Napolitano.
Più di settimane dopo ci ritroviamo con Monti ancora premier e Napolitano presidente confermato.
Ovvero esattamente quello che noi si era previsto, cosa comunque non difficile.

Non si sa se faccia più ridere il Pd che va a fondo accompagnato da Romano Prodi, il centrodestra che ha acclamato lo stesso presidente che l'aveva detronizzato e combattuto con accanimento o la troupe di Grillo.
L'M5S ha effettivamente portato un vento di novità: l'ottantenne Rodotà; ha davvero votato contro la casta: per lo strapagato e strapensionato Rodotà; si è espresso contro la vecchia politica: ha sostenuto il fossile comunista liberal Rodotà.
Un illuminato, di quest'ultimo aveva detto Grillo. Dall'illuminato al grande vecchio: si consolerà!

Ora La troupe di Grillo s'indigna contro la rielezione di Napolitano e magari qualcuno ci casca.
Ma Napolitano è il frutto di un accordo a quattro, Grillo compreso.
A chi fosse sfuggito un particolare rammentiamo che tra i presidenziabili dell'M5S c'era Prodi. Perché non lo hanno votato quando lo ha presentato il Pd se non per provocare, come d'accordo con tutti gli altri, la rielezione di Napolitano?
Quest'ultimo così si lascia rieleggere con grande sforzo, ovviamente, e s'impegna per spirito di servizio, perché altro se no?
Ora, per ricambiare tanta abnegazione, i partiti accetteranno di “fare un passo indietro”.
A cosa si punta? A costruire un governo “di scopo” con “coalizione a larghe intese”.
Esso dovrà durare almeno un anno e occuparsi, guidato da qualche alacre funzionario (la Cancellieri?), di cambiare la legge elettorale, di aprire la strada per riforme contrarie alla sovranità nazionale ma, come suggerito dai saggi, senza intaccare i finanziamenti ai partiti.

Nel frattempo si lavorerà per modificare l'intero quadro politico.
Si cercherà di far nascere un ibrido magmatico e trasversale che si porrà a metà strada tra un partito popolare italiano e un movimento civico, rappresentato dai sindaci.
Intanto il pd e il pdl dovranno far fronte a scissioni e cambiamenti e potrebbero arrivare alle prossime elezioni in tutt'altre dimensioni e forme.
A questo grande centro popolare, civico, progressista, si opporrà una sinistra massimalista che potrebbe essere inquadrata da Grillo.
Su quel versante stiamo assistendo al tramonto del piccismo, ovvero di quella cultura togliattiana che si fondava su mentalità stalinista e su elasticità trasformista sul piano ideologico e programmatico.
La sinistra, per assimilazione ad altre lande, come la Grecia e soprattutto la Francia, sarà anche da noi a trazione neotrozkista e ultraglobal, così come Casaleggio e Grillo stanno indicando da tempo.
L'ammortizzatore politico, quello che trasmetterà gli ordini oligarchici, il grande soggetto grigio che si punta a costituire da più provenienze, ha una guida designata da tempo in Matteo Renzi.
Gigante della comunicazione e della polemica, Renzi ha tuttavia fallito la prima: dà l'impressione di essere un nano della strategia e della leadership.

Questo è il principale interrogativo sulla riuscita totale del programma in atto, con regolarità sorprendente e mosse ampiamente previsibili, fin dall'autunno del 2011.
Certo: per ragioni d'interesse non si può mai escludere un'improvvisa intesa Berlusconi-Grillo per anticipare il voto.
In caso contrario, se Renzi si dimostrasse inadatto, ci sono sempre le alternative. De Luca ed Emiliano soprattutto.
La sola cosa che ci fa davvero ridere è il modo con il quale gli spettatori, specialmente i nostri, si pongono nei confronti del teatrino e le interpretazioni che ne danno, con tanto di auspici rivoluzionari.
Dipendesse dalle iniziative della maggior parte dei nostri potremmo già scommettere per un Napolitano ter.
Vedono sempre un altro film. E non distinguono mai il reale dalla finzione.

 

 

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